Nei racconti fantastici di Julius Verne, si esplorano mondi straordinari e storie verosimili… di megacostruzioni ed esperimenti dalle mille forme, creature magiche e misteriose, viaggi sulla luna, nell’universo ai confini del mondo…
Molti di voi avranno letto, nelle esperienze dell’infanzia 20 leghe sotto i mari, questi mari ricchi di fantasia e leggenda, per i fisici trovano ampio strumento di studio e dimora di fenomeni e creature da ammirare
Perché il mare, nelle sue profondità sconosciute, non potrebbe conservare gli enormi esemplari della vita di un’altra età…
Julius Verne
Nel romanzo, si narra di una vicenda che coinvolge la possibilità di scendere negli abissi marini e scoprire lì, in quei posti sconosciuti la vita e la “fisica” di quei mondi… Se vi sembra fantasia, sappiate che non è affatto così. Nel 1… l’uomo è riuscito ad immergersi con l’aiuto di un batiscafo nel punto più profondo della terra, la Fossa delle Marianne a circa “10000 metri sotto i mari”… facendo il paragone con le 20leghe dobbiamo accontentarci… 20 leghe sono troppe.. ma del resto tali profondità vivono nei racconti ed il bello è che questi racconti sono verosimili.
$$ 1_{LEGA} = 4828 m \Rightarrow 20000_{LEGHE} $$ $$= 20000\cdot 4828 = 96560000 m $$
molti di più rispetto ai nostri miseri \( 10000\)
L’arte delle immersioni: batisfere e palombari
Un batiscafo , rispetto ad una batisfera è un sistema più ampio. Il batiscafo Trieste, costruito in Italia, rappresenta un’opera di ingengeria senza eguali. E’ proprio con esso che si è riusciti a superare il record dei fondali della Fossa delle Marianne.
Cosa aveva di speciale? La struttura del batiscafo era di un tipo all’avanguardia. Sostanzialmente il batiscafo era l’unione di una batisfera e di una cisterna di contenimento riempita con della benzina, per sopperire alla pressione del mare.
La benzina era stata scelta perchè essa ha una densità minore dell’acqua e quindi
Il sistema di risalita era stato predisposto con \( 2\) zavorre connesse ad due elettromagneti, che in caso di avarie, venivano sganciati ed il sistema era in grado di risalire autonomamente in superficie.
L’immersione
Il 23 gennaio del 1960, Jacques Piccard, Auguste Piccard, e Don Walsh entrarono nel batiscafo e si immersero negli abissi. “Tutto procedeva secondo i calcoli, ad un certo punto udimmo un suono strano, una frattura nel canale di discesa che collegava la batisfera alla cisterna, per un attimo pensammo al peggio, poi tutto taque, il batiscafo riuscì a sopportare l’immensa pressione degli abissi” – appena toccò i fondali un’immensa nube di polveri ci appannò il piccolo oblò da cui potevamo sbirciare all’esterno… alla fine le polveri si posarono delicatamente e finalmente riuscimmo ad ammirare le meraviglie di quei mondi.